ANNOTO


A futura MEMO.
E’ la Città della Fortuna (*). Ci sono nato, anzi mi ci hanno portato a nascere. Sì, perché i miei genitori, a quel tempo, erano emigrati come insegnanti nella bassa padana. Esattamente a Lendinara, nel rovigotto. Lì ho portato a termine quasi tutto il ciclo elementare, mentre il quinto anno lo trascorsi seduto sui banchi di legno massello della Scuola Elementare “Luigi Rossi”, oggi MEMO. Acronimo che sta per Biblioteca Montanari. Apro una parentesi: chi non è del posto potrebbe chiedersi “perché Montanari e non Marinari”? La risposta è semplice: a Montanari, l’imprenditore mecenate, è riuscito quello che a nessun altro poteva riuscire: firmare indelebilmente col proprio nome un’opera di utilità pubblica. Oddio, non starebbero proprio così le cose se il governo delle città e lo spirito di servizio dei suoi rappresentanti – ne faccio una questione più generale - fossero in grado per capacità, cultura e competenze, di soddisfare anche i bisogni più evoluti dei propri cittadini. Uso la forma presente a marcare la villania e lo sprezzo con cui, oggi come in passato, l’ordine delle priorità amministrative rifletta le logiche del più subdolo palinsesto televisivo, misconoscendo ed umiliando le energie intellettuali maggiormente creative ed innovative, che pure appartengono alla vita della comunità urbana. In altre parole, certamente non prima la Biblioteca Multimediale delle strade o dell’acquedotto, ma certamente non dopo le manifestazioni di pura demagogia – seppure di successo – come quelle che non mi va di evocare e che tutti conoscono. Cosa si vuol dire? Benvenuta e civicamente da stimare lasponsorship privata, ma la Cultura – intendendo con ciò l’attitudine manifesta a produrre innovazione ed a sviluppare ricerca in tutti i settori della conoscenza – deve essere oggetto di cura primaria da parte di chi, con coscienza e responsabilità, ricopre ruoli di decisione nell’amministrazione del bene pubblico. Chiudo la parentesi suggerendo un accostamento che, per quanto arbitrario, suggestiona il mio immaginario: Montanari come Marcel Duchamp (1887-1968), nomina un oggetto e diventa la sua Opera, diciamo cinquant’anni dopo. Differenze ce ne sono più d’una. Suvvia, promuoviamo la fanesitudine, per questa  volta! (continua).
(*) Fano
10 Agosto 2010 


Nemo in patria propheta est.
Ho vissuto in città diverse. Quella in cui trascorro quasi tutto il mio tempo ora è la città natale (*) ed è triste per l'ambizione del mio sguardo (**) dovervi riconoscere, disseminati tra i palinsesti in azione, i caratteri di una opprimente cupola culturale, che fagogita e travolge chi non si piega - strisciante - ai suoi piedi. E' probabile che ogni mondo sia paese, come recita il proverbio, ma qui il fenomeno assume i contorni della vera e propria esclusione sociale. Esistono delle eccezioni, quelle di coloro che hanno scelto l'esilio per dare merito al proprio talento. I talenti veri, però, non tornano. Serve loro la nostalgia a nutrire l'opera cui sono stati chiamati.
19 Agosto 2010


Da via Fanella al torrente Arzilla e ritorno.
Non avevamo scelta: prima la strada, poi il cortile e la sala parrocchiale. Fino al tedio dello studio imposto, sui libri. Il doppio zabaione del mattino serviva giusto a superare la prima parte della giornata, tra i banchi di scuola, mentre la riserva si ricostituiva con il pranzo delle due e, quale che fosse la sua misura energetica, doveva durare fino a sera, volenti o no. La merenda, un lusso di pochi.
Tutti i santi giorni, uno dietro l'altro, come gli acini del Rosario. Pur rimanendo immutati luoghi e persone, il ciclo delle stagioni dettava il ritmo del tempo lento, quello scomparso, una goccia alla volta. E, non serve memoria ad evocarne l'incoscienza (continua).
20 Agosto 2010